Scrivo con le mani legate
Per la giornata della memoria
Di
Antonio Amore (testi tratti dai diari di Jagerstatter, Bonhoeffer, Hillesum).
Adattamento e regia
Antonio Amore
Con
Elena Emma, Federica Lecca, Annalisa Lugano, Lorenzo Meazza, Elisabetta Oliva, Giorgio Zucchetti
Scrivo con le mani legate è uno spettacolo che consiste in brevi quadri e azioni sceniche che cercano di rimandare alla solitudine dei deportati o alla condizione del popolo ebraico durante il regime nazista. L’ossatura dello spettacolo si compone di quadri umani su cui si ascoltano passi estrapolati dai diari e dalle lettere dei protagonisti. Non ci sono letture sceniche o interpretazioni degli attori. Ci sembra fuori luogo e poco rispettoso “recitare” su un tema così delicato. Le parole dei 3 protagonisti entrano nello spettacolo come registrazioni da ascoltare all’ombra di una luce, in silenzio o creando un dialogo con le azioni sceniche.
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche arrivarono presso la città polacca di Oswiecim scoprendo il campo di concentramento di Auschwitz e liberandone i superstiti.
La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazifascista.
Scrivo con le mani legate è una frase tratta dal testamento spirituale di Franz Jagerstatter, giovane contadino tedesco che si oppose al nazismo in virtù della propria fede cattolica, considerata incompatibile con la dittatura. Una disobbedienza civile che lo portò al carcere, ed infine alla ghigliottina. Nei suoi diari si trova un’energia sincera e veemente, una disposizione al sacrificio nel nome di un ideale superiore, e una forte critica alla mancata presa di posizione del Vaticano contro Hitler.
Tedesco e animato da profonde convinzioni religiose era anche Dietrich Bonhoeffer, teologo e attivista che rientrò in patria dagli Stai Uniti per contrastare l’ascesa di Hitler: pare fosse coinvolto anche nel fallito attentato al führer. Venne impiccato nel campo di concentramento di Flossenbürg.
Quella di Etty Hillesum è invece una voce diversa: ebrea olandese, racconta nei suoi diari dei primi anni ’40 la dura vita della propria gente. Membro del comitato usato dai nazisti per regolamentare la vita nel campo di transito di Westerbork, conscia di quello che stava accadendo, non fece mai uso della propria posizione per fuggire, anzi andò volontaria nei campi di sterminio per restare vicino ai propri cari, morendo ad Auschwitz nel 1943.
Tre diari-epistolari scritti nel corso di una prigionia che nella coscienza di ciascuno generava la sensazione e consapevolezza di una morte sicura ed imminente.
Per la scheda tecnica, per qualsiasi domanda, richiesta di dettagli riguardanti questo spettacolo oppure per saperne di più su come poter organizzare o riadattare questo lavoro per un possibile evento non esitate a contattarci mandandoci una email a [email protected].